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MASSIMO DASARA, "DAL CAOS PER CASO ... LA COSA"

 

 

 

"Se il movimento del mondo avesse uno stato finale, questo dovrebbe essere già raggiunto. Ma l'unico fatto fondamentale è che esso non ha nessuno stato finale; ogni filosofia o ipotesi scientifica (per esempio il meccanicismo), in cui tale stato risulta necessario, è confutata da quest'unico fatto. Io cerco una concezione del mondo che faccia giustizia a questo fatto; si deve spiegare il divenire senza far ricorso a tali intenzioni finali; il divenire deve apparire giustificato in ogni attimo (o non valutabile, il che riesce alla stessa cosa); non è assolutamente lecito giustificare il presente con un futuro o il passato con il presente. La "necessità" non ha la figura di una potenza complessiva che straripa e domina, né di un primo motore; e nemmeno è tale per determinare qualcosa di pregevole" (F.Nietzsche, Frammenti postumi, 1888)"

"Questa camera è un caos!". Quanti di noi hanno dovuto fare i conti con rimproveri di questo tipo nel corso della loro vita? E quanti in quello che altri definiscono caos sono in grado di ritrovare qualsiasi cosa (seppure dopo un po' di ricerche)?
Pensiamo ora alla frase "In principio era il Caos, poi arrivò il Logos". Nessun termine, soprattutto attualmente, risulta così suggestivo come la parola Caos, così ricco di rimandi ad una dimensione che sfugge al controllo razionale, così metafisico.
Andrebbe tutto bene se non fosse che la frangia più avanzata della fisica attuale si rifà esplicitamente a tale termine, non solo, ma parla di Caos come fonte di ordine, di organizzazione. Ci deve essere allora qualcosa che non quadra! Come può una disciplina scientifica occuparsi di ciò che per tradizione sfugge alle regole, attribuendogli persino la funzione di creatore d'ordine?
L'equivoco non è semplicemente di natura semantica, o relativo ad un uso improprio dei termini. Il caos presente in una stanza il cui inquilino accumula vestiti sulle sedie e il caos presente, ad esempio nei ritmi cardiaci o in un laser, sono di natura diversa, e sottendono a differenti visioni del mondo e del suo funzionamento, la cui 'non specificazione' ha portato, soprattutto in campo umanistico, ad enormi confusioni e malintesi, spesso accompagnati da estrapolazioni di natura metafisica alquanto arbitrarie.
Quando chiamiamo disordine lo stato in cui si trova la succitata cameretta, abbiamo in mente un concetto d'ordine secondo il quale lo stato normale delle cose sarebbe una distribuzione regolare dei vestiti nei vari scomparti dell'armadio, divisi per tipi e, magari per stagioni.
Quello che invece s'intende in fisica, quando per esempio si dice che per il secondo principio della termodinamica l'universo va verso un progressivo aumento del disordine, è una cosa completamente diversa.
In un sistema dinamico, composto da elementi tra loro interagenti, lo stato di massimo disordine si ha quando non è possibile stabilire un ordine, quando tutte le parti del sistema sono simmetriche, omogenee, indistinguibili. Per misurare tale stato si usa il termine entropia, che non è quindi una forza metafisica ma una misura. Lo stato di massima entropia, l'equilibrio termodinamico, si ha allora quando ogni regione del sistema è termodinamicamente "morta", quando, in altre parole, non è presente energia libera per compiere alcun tipo di lavoro.

In base al secondo principio della termodinamica un sistema isolato raggiunge nel tempo lo stato di equilibrio termodinamico che corrisponde alla massima entropia. L'entropia è una grandezza fisica - generalmente indicata con S - che in senso generale esprime il grado di disordine di un sistema. Generalmente si considerano le variazioni d'entropia fra lo stato iniziale e quello finale di un sistema che subisce una trasformazione, come ad esempio nella figura a lato. Lo stato di massima entropia di un sistema si ha quando ogni regione del medesimo è perfettamente omogenea alle altre così che non è possibile distinguere un ordinamento spaziale, in questo senso il dis-ordine è dato dalla mancanza di un ordine. Da un altro punto di vista, il fatto che l'entropia aumenti significa che diminuisce l'energia del sistema disponibile per compiere lavoro.
Il famoso enunciato secondo cui l'entropia dell'universo è in aumento irreversibile, dovuto a Clausius, si basa sul presupposto che questo sia un sistema isolato, che non scambia né materia né energia con l'esterno (e come potrebbe avere un esterno), ma per quello che riguarda ogni altro sistema chimico-fisico-biologico, praticamente non esistono sistemi isolati.

Prendendo come esempio il corpo umano, lo stato di massima entropia - l'equilibrio termodinamico - equivale alla biblica polvere alla quale ritorneremo non appena non saremo più in grado di mantenerci in condizioni di lontananza da tale equilibrio attraverso la dissipazione d'energia, che nel nostro caso è data dal cibo e dall'energia solare.
Considerando sistemi composti da un gran numero di sub-unità (ad esempio le molecole in un gas, le cellule in un organismo, i neuroni nel cervello) si osserva che in condizioni di lontananza dall'equilibrio, in condizioni cioè nelle quali le diverse sub-unità non sono nello stesso stato, la comparsa di un dato comportamento in una porzione del sistema può estendersi propagandosi e dando luogo a correlazioni a lungo raggio tra le diverse parti del sistema stesso, originando in tal modo delle strutture ordinate che esprimono un comportamento coerente, dette dissipative (denominazione introdotta da Ilya Prigogine, Premio Nobel per la Chimica proprio in seguito agli studi sui sistemi lontani dall'equilibrio).
Il comportamento emergente a livello locale, che è innescato da una fluttuazione, opera per amplificazione, invadendo il sistema e imponendo progressivamente un nuovo andamento macroscopico. Il punto critico a partire dal quale il sistema si trova in condizioni "altamente evolutive", in condizioni cioè di forte instabilità e nelle quali una piccola fluttuazione si trova nelle condizioni di potersi propagare anziché regredire, viene detto biforcazione. Tutto quello che si può fare, nell'indagine di sistemi complessi -che presentano in altre parole le caratteristiche sopraccitate, come ad esempio i sistemi biologici ma anche sistemi chimico-fisici all'apparenza semplici - è stabilire le condizioni per le quali il sistema è "costretto" a riorganizzarsi, senza però poter determinare con precisione assoluta il successivo destino (I metodi citati sono quelli che costituiscono il campo di studi della Termodinamica dei sistemi lontani dall'equilibrio il cui principale artefice è Prigogine).
In altre parole, nell'indagine del mondo, il quale si presenta ai nostri occhi non più come un orologio ma piuttosto come una nuvola in perenne mutamento (immagine utilizzata da K. Popper in Conoscenza oggettiva), caso e determinismo convivono, senza possibilità di scissione, ed è questo il motivo per il quale la variabilità e la mutazione sono inevitabili, parte integrante delle dinamiche di quel processo che chiamiamo mondo. Che meccanismi di questo genere , biforcazioni , rotture della simmetria, instaurazione di correlazioni a lungo raggio, siano alla base dei processi di concettualizzazione umani, può essere ora mostrato con l'ausilio di un semplice esempio, un classico della psicologia, la percezione di figure ambigue, come nella figura a lato. Se la percezione e la concettualizzazione operassero all'interno dello schema proposto della teoria computazionale del cervello , secondo cui esso elabora un'informazione pre-esistente trasferendola in maniera lineare dal mondo esterno alla memoria , come si può spiegare che gli stessi dati sensoriali possono essere interpretati in due modi diversi ?
Si badi bene che qui l'interpretazione ambigua non avviene da parte di due soggetti, ma di uno solo. Ci troviamo cioè nella situazione della pallina nell'esempio della biforcazione; in altre parole, guardando la figura è sicuro che vediamo una delle due donne, quale delle due è il risultato di una scelta impredicibile.
Possiamo allora introdurre il concetto di 'attrattore', definendolo come l'insieme di configurazioni possibili che un sistema può assumere in seguito a delle scelte critiche, dovute a condizioni di lontananza dall'equilibrio termodinamico.
Questo ci permette di dare una definizione precisa di comportamento caotico, così come adottata dalla fisica contemporanea. Esso si presenta allora non come un indistinto vorticare, ma come un comportamento aperiodico, irregolare, che tuttavia rimane confinato in un insieme di possibilità, esprimendo cosi caratteristiche comuni, coerenti, a tutte le parti del sistema.
Quando un sistema si trova in particolari condizioni, dette bacino d'attrazione, il suo comportamento rimarrà confinato all'interno di un insieme di possibili cammini, a meno di un cambiamento delle condizioni circostanti, che potrebbero portare ad una brusca riorganizzazione .
Nel caso della figura ambigua mostrata precedentemente, il sistema - la mente alla quale viene sottoposta l'immagine - ricade in un bacino di attrazione che la costringe a vedere qualcosa, la donna vecchia o quella giovane, che insieme costituiscono l'attrattore che confina la percezione.
Abbiamo quindi, ripeto, una situazione in cui determinismo e caso convivono, motivo per il quale si parla di Caos deterministico, il quale, lungi dall'essere un totale arbitrio, mostra la caratteristica della sensibilità alle condizioni iniziali; in altre parole una piccola deviazione può produrre destini completamente diversi, il che giustifica l'affermazione secondo la quale un battito d'ali di una farfalla vicino a noi può produrre un tornado dall'altra parte del mondo. Possiamo allora dare conto del titolo di questo scritto, per cui dal Caos, inteso nei termini sopraccitati , per caso, cioè in seguito ad una scelta in parte impredicibile, emerge la cosa, intesa come oggetto. Questo è valido sia nel caso della percezione, nella quale l'estrazione di una figura da un insieme indistinto di stimoli, lo sfondo, avviene in seguito a fenomeni di autoorganizzazione delle connessioni neurali , che nella formazione e conservazione di strutture biologiche quali gli animali e le piante.


> BIBLIOGRAFIA AL TESTO

- G. Bocchi - M. Ceruti (a cura di), La sfida della complessità, Feltrinelli (www.feltrinelli.it) 1997
- G.M. Edelman, Il presente ricordato, Rizzoli (www.rcslibri.it) 1991
- G.M. Edelman, Sulla materia della mente, Adelphi (www.adelphi.it) 1993
- G.M. Edelman, Darwinismo neurale. La teoria della selezione dei gruppi neurali, Einaudi (www.einaudi.it) 1995
- G.M.Edelman - G. Tononi, Un Universo di Coscienza. Come la materia diventa immaginazione, Einaudi 2000
- W.J. Freeman, Come pensa il cervello, Einaudi 2000
- K.R. Popper, Conoscenza oggettiva. Un punto di vista evoluzionistico, Armando (www.idea-com.net/armando.htm) 1994
- I. Prigogine, Dall'essere al divenire: tempo e complessità nelle scienze fisiche, Einaudi 1986
- I. Prigogine, Le leggi del caos, Editori Laterza (www.laterza.it) 1999
- I. Prigogine - I. Stengers, La nuova alleanza: metamorfosi della scienza, Einaudi 1999
- I. Prigogine - G. Nicolis, Le strutture dissipative: auto-organizzazione dei sistemi termodinamici in non-equilibrio, Sansoni (www.rcs.it/unipro/sansoni/index.spm) 1982

 

M. Dasara, Dal caos per caso ... la cosa in "XÁOS. Giornale di confine", Anno I, n.1 2002, URL: http://www.giornalediconfine.net/n_precedente/art_5.htm



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