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BONIFACIO CASTELLO - SONIA ZAMPINI, "LA CRISI DEL SUPPORTO"

 

B. Castello - S. Zampini, La Crisi del Supporto, in "XÁOS. Giornale di confine", Anno I, n.3 2002-2003, URL: http://www.giornalediconfine.net/n_3/art_13.htm

 

In Europa, negli anni '50, vi sarà una riduzione a una pittura di pura superficie (il cosiddetto "azzeramento" della pittura), sia nelle anticipazioni di pittori di difficile incasellamento, come Klein e Manzoni, sia in lavori di matrice più fredda, come quelli sulle superfici "strutturate"[1]. Lo spazialismo, movimento ibrido, che si è venuto articolando negli ultimi anni in numerose ed eteroclite correnti, ha continuato a serpeggiare negli ultimi decenni, risollevato ora dai francesi (con l'istituzione dei diversi groupe espace) ora dagli italiani (spazialismo, a Milano) ora dagli argentini (Manifesto Blanco di Fontana). In realtà "spazialismo" vorrebbe significare una nuova concezione dello spazio fisico e fenomenico, nonché artistico, e indica un'urgenza, avvertita da quasi tutti gli artisti della nostra epoca, di mutare il rapporto tra l'uomo e lo spazio fisico che lo circonda, non solo, ma di interpretare tale rapporto in maniera diversa tanto da quella rinascimentale e ottocentesca che da quella cubo-futurista [2]. Nel 1946, Fontana e alcuni suoi allievi, redigono a Buenos Aires quel Manifesto Blanco che doveva costituire uno dei più importanti documenti teoretici dell'indirizzo spazialista nell'arte moderna. La portata critico-filosofica del Manifesto non è certo notevole quanto le successive opere dell'artista; è tuttavia sintomatico notare come, già in quel periodo, Fontana avvertisse l'urgenza di constatare l'insufficienza del "quadro da cavalletto" e della trita distinzione tra quadro e statua, affermando l'importanza di un'arte capace di protendersi oltre i limiti della tela o della creta per spaziare in dimensioni più vaste ed inesplorate; tale da diventare l'integratrice dell'architettura. Un'arte "trasmissibile attraverso lo spazio" valendosi di mezzi meccanici quali la televisione o le nuove tecniche comunicative [3]. Lo spazialismo si impone con l'audacia del distacco, della corsa celebrale verso le vertigini del nulla, dello slancio estetico fino all'estremo desiderio di liberazione. La nuova dimensione è la dimensione del vuoto come contenitore di tutti gli archetipi, come negazione del dato oggettivo, come ricerca estrema della nostra immagine. La tela è negata ed è azzerata a livello di concetto.

Lo spazio individuato è primordiale, di uterina memoria, dove viviamo l'ansia e l'attesa di ciò che sarà - ricordiamo i tagli di Fontana - e la solitudine di ciò che è - ambienti spaziali-. Se con i buchi, l'artista, ci permetteva di spiare e percepire la realtà, gli ambienti spaziali avvolgono lo spettatore di ancestrale solitudine; gli elementi fisici e sensibili sono ridotti al minimo in favore di un potenziamento massimo del pensiero, le energie celebrali prevalgono sul deterioramento della materia. Negli anni '60 Fontana crea ambienti spaziali con una sistematicità al pari dei buchi e dei tagli. Il nero domina gli ambienti attraversati dal bagliore sidereo della luce (neon) che agita lo spazio in un moto convulso. Le forme fluttuanti, sono la rappresentazione tangibile di una nuova arte immateriale, energetica, che pur rilevando la sua valenza estetica minimizza il dato percettivo accrescendo la riflessione. L'arte spaziale sottolinea il nostro sentire spirituale come eterno e infinito mentre la materia sarà logorata dal tempo. Lo spazio segna la tregua della nostra spasmodica ricerca e ci apre ad una dimensione cosmica; così Fontana scriveva che nello spazio non c'è più misura e il fine supremo di tutto, di tutta la nostra stessa esistenza, è il nulla. "… e, allora, ecco il nulla, l'uomo si riduce a niente. E l'uomo ridotto a niente, non vuol dire che si distrugge; diventa un uomo semplice come una pianta, come un fiore e, quando sarà puro così, l'uomo sarà perfetto" [4]


[1] P. de Vecchi, E. Cerchiari, Arte nel tempo, vol.3, III tomo, Bompiani, p. 572
[2] G. Dorfles, Ultime tendenze nell'arte d'oggi, Feltrinelli, p. 91
[3] ibidem, p. 96
[4] J. de Sanna, Lucio Fontana, materia-spazio -concetto, Mursia, p. 154

Immagini* delle Opere di Lucio Fontana. Nell'ordine:
- Ambiente spaziale al neon (51 A 1), IX Triennale di Milano 1951
- Soffitto (53 A 3), Cinema del Padiglione Sidercomit, XXXI Fiera di Milano 1953
- Concetto spaziale (61 O 20), 1961
- Concetto spaziale. Fine di Dio (63FD 19), 1963

* Le immagini sono tratte da J. De Sanna, Lucio Fontana, materia-spazio -concetto, Mursia, p. 154