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ROSALINDA BALIA, "IL CIRCO SOLUNA"

 

R. Balia, Il Circo Soluna, in "XÁOS. Giornale di confine", Anno I, n.3 2002-2003, URL: http://www.giornalediconfine.net/n_3/art_11.htm

 

Il Circo Soluna è apparso davvero, o forse solo in uno dei miei sogni, forse un anno forse due anni fa, in una di quelle giornate d' Agosto in cui fa tanto caldo che pare che l'asfalto si sciolga in nuvole, si stacchi da terra e ambisca al cielo.
Basterebbe il fatto che è arrivato su un carro trainato da due cavalli bianchi per rendere assolutamente surreale questa storia, e farla somigliare ad una di quelle favole che i bambini non vogliono più ascoltare, ma sarebbe forse troppo scontato e banale, e conforme alla regola, invece ciò che tanto mi ha colpito è che il circo Soluna è arrivato da Friburgo con una roulotte di legno con le finestre arabescate, due cavalli due oche due capre un cane vestito da drago che lasciava il suo seme in tutti i paesi, sei nani una donna e un gigante biondo.
Lo giuro!
C'era anche un pianoforte tutto giallo.
Il gigante si aiutava con i trampoli, e annunciava lo spettacolo -bellissimo e alla luce dei soli lampioni, il circo Soluna non ha riflettori- accompagnato dai suoi sei figli.
Non so come facessero a vivere nella roulotte tutti e otto, nè come un uomo così giovane e una donna così magra abbiano trovato il tempo di fare tanti figli da portare per il mondo. E anche lui era così magro! Quando ho camminato sul suo petto, perchè lui era diventato fachiro e io per un attimo la sua assistente felice, ho potuto sentire tutte le sue costole attraverso la suola delle scarpe.
Sul vecchio camion blu, anche quello uscito dai sogni di un Fellini teutonico, tanto vecchio che ci hanno spiegato di non appoggiarci, che già una volta ne era caduto un pezzo sotto il peso stanco di un anziano, c'erano tanti animali, tutti in coppia come nell'arca di Noè. Non so se fosse perchè si riproducessero o perchè fossero felici.
L'ho visto per due sere lo spettacolo del Circo Soluna, con la bocca aperta che ti si secca la gola, con gli occhi da bambina stupiti, e una sensazione terribile addosso, di straniamento, perchè ho potuto sentire il tempo fermarsi e poi continuare più lento. Ho visto delle vite che erano pura poesia, un uomo e una donna e i loro figli, come folletti di una favola, che vivevano come avevano voglia di vivere senza preoccuparsi di quanto dicesse loro il calendario.
L'uomo che era stato gigante, con un cappello di cartone tinto di nero è salito su una vecchia carrozzina trasformata in automobile, spinto dalla donna bionda che era stata principessa, e con quella viaggiava nel tempo, annunciando con una canzone che sapeva di Blues " la macchina...del tempooo"
E scoprivi che quel gruppo di pazzi sapeva fare anche satira, e la macchina si fermava in mezzo alle crociate, e in India dove c'erano gli inglesi cattivi, oltre ai fachiri, e in America, dove un prestigiatore, viaggiatore nel tempo, cercava di accoltellare il malvagio Colombo.
E la cosa bellissima è che i nani sapevano camminare sul filo - come il bambino che mi accompagna i miei viaggi, ma questa è un'altra storia-, e far volteggiare i birilli nell'aria e giocare con il diablo e suonare lo xilofono. Perchè al circo Soluna non ci sono registratori, e quando senti la musica o c'è un omino che suona lo xilofono o l'uomo biondo che suona il pianoforte giallo.
Io non so cosa gli altri abbiano visto in quello spettacolino da bambini, cosa abbiano sentito in quelle risate buone, ma per me è stato sconvolgente vedere queste meravigliose persone che hanno assolutamente scelto la loro vita, che hanno deciso di solcare il mare con i loro animali per regalare un sogno di sera d'estate nei piccoli paesi sardi, di crescere così i loro bambini, fottendosene della modernità dei cellulari dei computer.
Mi ha scosso come una mano che ti sveglia nel sonno vedere, capire, che si può decidere, si può determinare da soli la propria vita.
E passato l'incanto dolce dei loro giochi, ho pianto, perchè io sono abituata a far scorrere il tempo sul mio corpo, e spesso non mi tuffo e aspetto che sia una pioggia sottile a bagnarmi, mi lascio decidere.
Invece si può, si deve scegliere.
Si può anche essere folli, il Gigante lo sa.