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Giuseppe Marcone, MIRO': Appunti delocalizzati a proposito di una nuova medialità aprospettica degli spazi

 

G. Marcone, "Mirò: Appunti delocalizzati a proposito di una nuova medialità aprospettica degli spazi"
3. Incursione V: Miro', Moneo. Ambiente, Controambiente. Le costellazioni
, in "XÁOS. Giornale di confine", Anno II, N.3 Novembre-Febbraio 2003/2004, URL: http://www.giornalediconfine.net/anno_2/n_3/3.htm

La nostra esperienza ci ha portato ad un effettivo contatto esemplare con questo "repertorio innovativo di segni simbolici". Infatti nella analisi della pianta dell'edificio di Moneo, abbiamo identificato il riferimento q quella utilizzazione della linea che in Miro' la arrichisce di nuovi contenuti, ma mai lasciandola pura forma a sé stessa. In modo particolare il tema figurativo che sembra trasparire nella letura della pianta è quello delle costellazioni. Le costellazioni sono importantissime in quanto la loro lettura si comprende all'interno del discorso teorico che abbiamo cercato di svolgere nel capitolo precedente. Da quale posizione privilegiata si possono osservare le tele di quella serie? Quale poltrona prospettica? Da quale superiorità geometrica e quale controllo euclideo? Evidentemetne nessuno. La serie di costellazioni si fa percorrere dallo sguardo, dal tatto, dall'udito, in un coinvolgimento che non concede alcun tipo di privilegio classico e di dominio, bisogna umilmente seguire e sentire la rappresentazione, a volte cercarvi il tema infantileche le dà il titolo, ma con la possibilità di perdersi per strada ad "ascoltare" altre linee, altri colori.
"Le 'Costellazioni' appaiono effettivamente concepite come una sorta di tessiture musicale, una stesura di tale fluidità da riuscire pienamente a celare lo sforzo, il lavoro metodico e paziente che sta alla base di quegli elaborati dipinti." Quindi la lettura non è più lettura, non vi è una linea da seguire, ma geometrie multisensoriali di incroci variamente 'sentiti'. E' come se la vena dei dipinti 'particolaristi', si fosse trasferita in un contesto slegato da ogni realtà. Proprio a questo proposito ci pare essenziale tenere presente che neanche per questo Miro' aveva rifiutato una logica dell'impegno. Questi dipinti si collocano nel tormentato periodo della guerra civile spagnola, e sono una risposta sociale dell'artista al dramma storico, una risposta che azzarderemmo a chiamare aprospettica, nella caduta di ogni illusione puristico - estetica. Impegno non significa necessariamente militanza, perché quelle tele rappresentano la ricerca di un armonia ambientale, di un equilibro seriamente minacciato. Il nuovo spazio che dispiega è un tentativo di cercare la speranza per modificare il reale senza essere utopici; sarebbe solo necessario vedere le stelle in modo diverso, sentirsi in modo diverso. In questo capitolo usiamo il termine di contro-ambientale mutuandolo ancora da M. McLuhan, per riferirci all'effetto spaziale complessivo che ci sembra di ricavare dalle linee e dalle superfici di queste tele. L'arte viene definita come contro-ambientale nel momento in cui addestra a concepire la percezione, invita ad una critica della modalità percettiva. Laddove il primitivo tenta la fusione con l'ambiente in modo ingenuo, l'arte diventa valida quando i fonda su un atteggiamento artistico, ossia quando rappresenta e percepisce di rappresentare. Con Miro' qui siamo dinanzi ad uno spazio che si pone come contro-spazio. Mumford utilizzava lo stesso termine per indicare la necessità che in negativo si percepisse quanto la geometrizzazione neutrale della pianificazione urbanistica, avesse nuociuto alle relazioni umane, ed alle relazioni con la natura ambientale. E proprio il museo, qui veniamo a Moneo, è il contro-ambiente per eccellenza, ossia organizza la collocazione spaziale degli oggetti i quali si caricano di nuovo senso sulla luce dello sfondo. Questo senso critico ci sembra presente nell'edificio-museo di Moneo; certo è notevole la difficoltà di rendere l'idea di un museo che non sia quel distaccato privilegiamento visivo che in genere esso è, un museo dove cambia la lettura come sulle tessiture musicali delle costellazioni, dove i punti di osservazioni sono portati a spasso tra i vortici minuziosi e diversi di un linguaggio che riempie di senso la superficie. L'edificio si pone come controambiente rispetto al mondo circostante; qui ci piace soltanto avere colto uno spunto, una idea, una 'visione tattile' di chi cammina, vede, sente, e critica tra le linee di una tale espressione di significato. L'edificio si pone già su una superficie diversa dall'ambiente esterno, più in basso, ma la sua solitudine non è 'misantropica', nient'affatto. Le punte delle costellazioni si avventano tentacolari ma con dolcezza verso il geometrismo dell'ambiente esterno.
Sono una macchia, una distensione spaziale ma di uno spazio nuovo, dove variando la propria inutile posizione cambiano i sensi ed i coinvolgimenti, ma non cambia il tentativo di impegnare a fondo in una percezione 'non neutrale'. Probabilmente questo è solo uno spunto che permette la lettura della pianta, ma uno spunto propositivo e forse passibile di ulteriori sviluppi sulla morte della neutralità dello spazio.

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Bibliografia essenziale

G. CORTENOVA, MAGRITTE, 1996, Firenze, Giunti Editore
R. LUBAR- C. GREEN, MIRO', 1999, Firenze, Giunti Editore
M. Mc LUHAN, GLI STRUMENTI DEL COMUNICARE, 1967, Milano, Il Saggiatore
M. Mc LUHAN, IL PUNTO DI FUGA- LO SPAZIO IN POESIA E PITTURA, 1968, Milano, Sugarco
L. MUMFORD, LA CULTURA DELLE CITTA', 1999, Torino, Edizioni di Comunità
F.POLI, LA METAFISICA, 1989, Bari, Edizioni Laterza
M. RAGOZZINO, SURREALISMO', 2000, Firenze, Giunti Editore